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O' Scia' 2006, Baglioni: «Ne' sigle ne' Bandiere.»
Claudio Baglioni a O' Scia 2005
Lampedusa, 28 Ago 2006 - Claudio Baglioni cerca di sedare le polemiche su O' Scia' 2006 con una lettera pubblicata sul Corriere della Sera: il testo completo.
Si avvicina O' Scia' 2006, aumenta l'attesa, e la febbre, o forse il sole, iniziano a giocare qualche scherzo. Nella scorsa settimana si sono succeduti una serie di eventi e interventi piu' o meno autorevoli rispettivamente contro e a favore dell'iniziativa musicale organizzata da Claudio Baglioni e dal Comune di Lampedusa. In ordine di tempo:
Azione Universitaria accusa
Giovanni Donzelli, presidente nazionale di Azione Universitaria, il movimento studentesco di Alleanza nazionale, critica l'iniziativa di un concerto per richiamare l'attenzione dul problema dell'immigrazioen clandestina affermando che 'Al Baglioni demagogico nei panni della versione sfigata di Bob Geldof e Bono Vox, preferiamo un Beppe Grillo concreto e realista'.
La portavoce di Baglioni ribatte
Subito ribatte la portavoce di Claudio Baglioni, Dalia Gaberscik, affermando che 'la manifestazione non e' dedicata alla immigrazione bensi' alla sensibilizzazione su questo dramma per il quale a fianco di Claudio Baglioni si sono impegnati oltre 60 artisti italiani''.
Il Sindaco di Lampedusa difende O' Scia'
A ulteriore supporto dell'iniziativa il sindaco di Lampedusa Bruno Siragusa ha criticato Azione universitaria e ha difeso l'iniziativa di Baglioni senza mezze parole: 'Prima di parlare, soprattutto di temi così delicati, sarebbe bene accertarsi che il cervello sia stato inserito; accortezza che il presidente nazionale di Azione Universitaria, Giovanni Donzelli, ha ritenuto di non avere.'
Baglioni cantera' all'europarlamento il 13 Settembre
Nel frattempo, viene diffusa la notizia che il 13 Settembre 2006, pochi giorni prima di O' Scia', Claudio Baglioni terra' un concerto nell'aula del Parlamento europeo, a Bruxelles, per attirare l'attenzione dei deputati e dell'opinione pubblica sul drammatico problema dell'immigrazione.
Manifesto e Riformista rinfocolano le polemiche
Il Manifesto e il Riformista non perdono tempo e rinfocolano ulteriormente la polemica prendendo rispettivamente posizione sorprendentemente a favore di Claudio Baglioni (Il manifesto) e ironicamente contro (Il Riformista).
La lettera di Claudio Baglioni sul Corriere
Per chiarire definitivamente la questione, Claudio Baglioni prova a spiegare meglio il senso dell'iniziativa. E il Corriere della Sera giovedì 24 Agosto ha pubblicato integralmente una sua lettera a proposito. Questa e' la parte della faccenda che ci e' piaciuta di piu', e che riportiamo integralmente, perche' spiega perfettamente il senso dell'iniziativa e conduce chi legge ad una buona riflessione sia sul piano personale che sul piano civile.
In attesa delle canzoni, leggiamo perche' O' Scia' ci sara':
Corriere giovedi' 24 agosto
«Il mio festival-denuncia non ha sigle né bandiere»
Baglioni replica al «Secolo»: la tre giorni di musica a Lampedusa è un modo per sensibilizzare la politica.
La polemica, come il sale, dà sapore.
Ma un piatto di solo sale sarebbe immangiabile. In politica, però, sempre più spesso accade.
Tempo prezioso si spreca a battibeccare.
Mentre il cronometro della storia corre avanti. E i problemi si fanno ingovernabili. L’immigrazione clandestina è uno di questi.
Un dramma per i Continenti della disperazione, i cui figli, cercando un senso alla parola «futuro», a rischio della vita, approdano sulle coste dell’occidente ricco.
Un dramma per noi. Se non saremo capaci di politiche illuminate, dovremo affrontare gli squilibri e le tensioni, creati da una insostenibile pressione migratoria. Un dramma, dunque, non solo africano. E che richiede una risposta europea.
Non sono un politico, non sono un economista, non sono uomo di governo. Sono un musicista. Non spetta ame individuare certe soluzioni.
Non ne ho gli strumenti, né il ruolo. Quello che posso fare — e faccio—è sollecitare una riflessione, sottolineare un’urgenza, richiamare a una assunzione di responsabilità.
Per questo, da quattro anni organizzo una manifestazione che si chiama «O-scià». Tre serate, gratuite e aperte a tutti, di musica dal vivo sulla spiaggia della Guitgia a Lampedusa. L’obiettivo è semplice e non accetta censure: invitare Istituzioni, forze politiche, media e opinione pubblica a non trascurare l’emergenza immigrazione clandestina e a unire intelligenze ed energie per individuare ipotesi di soluzione.
Non rappresento, non sponsorizzo, né propongo alcuna linea o visione politica. Conosco il disagio di chi vive e il dolore di chi approda a Lampedusa e, in nome di quel disagio di quel dolore, chiedo: cosa si può fare? Un primo risultato è stato ottenuto. Il 13 settembre prossimo, a Bruxelles, si terrà una conferenza stampa internazionale su questo tema e un concerto, nell’emiciclo dell’Europarlamento, per sollecitare le Istituzioni europee a non considerare l’immigrazione clandestina un male necessario e inevitabile.
Lo faccio senza la protezione di alcuna sigla, senza sventolare alcuna bandiera, semplicemente in nome del bisogno che questa nostra umanità ha di darsi più umanità. Mi permetto di sfruttare la visibilità che la mia condizione privilegiata mi concede per chiedere alla politica di fare ciò per cui è nata: affrontare e, possibilmente, risolvere i problemi e concorrere a costruire un mondo migliore.
Lo so: l’indipendenza, almeno in politica, non paga. Non c’è scandalo nemmeno in questo. Non ho mai avuto tessere e non ho mai sbandierato fedi. Ho scontentato tutti e mi sono esposto agli attacchi di tutti. La mia «maglietta fina» è stata nera, rossa, bianca e verde a seconda della convenienza
di chi mi giudicava. Fa parte del gioco. Va bene così, anche perché il persistere di certe valutazioni dimostra che non ho mai abdicato alla mia coerenza e alla mia libertà di pensiero.
In questa vicenda sto dalla parte dei dimenticati. I lampedusani: da sempre italiani di serie B, dei quali ci ricordiamo solo durante la dolorosa stagione degli sbarchi. E il popolo, senza passato e senza futuro, delle carrette delmare. Mi piacerebbe davvero che, di fronte a un dramma di questa portata,
ci scoprissimo capaci di mettere da parte le divisioni e capaci di unire sforzi, intelligenze, energie per approdare a soluzioni per una prospettiva migliore. Per il futuro di chi c’è e per quello di chi arriva. Magari costruendo un mondo nel quale per sopravvivere non si sia costretti ad abbandonare la propria terra.
E, soprattutto, mi piacerebbe che, almeno una volta, dimostrassimo che, quando il dito indica la Luna, non siamo tra quelli che si perdono a guardare il dito.